Ciao Gianluca,
Il tuo post è molto interessante e può davvero aiutare tante persone.
Mettiamo in ordine i punti della situazione che mi hai presentato:
- Paziente giovane, circa due anni, di razza molossoide.
- Ha seguito una terapia per la leishmaniosi canina per 45 giorni, seguita da un trattamento immunoregolatore a base di zinco e domperidone.
- Risponde bene, con la scomparsa di tutti i sintomi: zoppia, vomito, inappetenza e perdita di pelo a chiazze.
- Effettua visite e controlli regolari, con una situazione generale che appare normale.
- Il paziente ha raggiunto la remissione completa.
Domanda:
Visto che il paziente sta bene, è possibile che sia guarito?
Risposta:
Certamente, Gianluca. Molti pazienti riescono a superare l’infezione in modo efficace. Tuttavia, è importante sottolineare che dalla leishmaniosi difficilmente si muore, mentre possono insorgere problemi gravi se le terapie non vengono tollerate o se alcune complicazioni vengono erroneamente attribuite esclusivamente alla leishmaniosi.
Mi riferisco, ad esempio, a insufficienze renali o infezioni renali che possono diventare letali con l’uso di farmaci come il Glucantime o il Milteforan. Oppure a condizioni come la pancreatite, spesso confuse con insufficienza renale acuta causata dalla leishmaniosi.
Riguardo al tuo paziente:
I dati clinici sono molto buoni. Non si osservano alterazioni tipiche della leishmaniosi in questa fase, mentre i sintomi potrebbero essere più indicativi di infezioni da Rickettsia spp. o altri vettori.
Per quanto riguarda la leishmaniosi, come sai seguendo il nostro gruppo, ci sono due situazioni cliniche apparentemente identiche, ma con esiti diversi:
- Pazienti in “secondo stadio” (infetti asintomatici): hanno ridotto la carica parassitaria a livelli tali da diventare asintomatici oppure hanno equilibrato la risposta immunitaria.
- Pazienti completamente guariti: il parassita non è più presente.
In entrambi i casi, il paziente risulta asintomatico.
Come distinguere i due casi:
Sono necessari esami molecolari per cercare tracce del parassita.
- Nel primo caso, il test molecolare sarà positivo.
- Nel secondo caso, ricerche seriali a intervalli regolari risulteranno negative.
La distinzione è fondamentale perché i pazienti in “secondo stadio” possono, in determinate condizioni, avere una ricaduta clinica. Questo rischio aumenta se non si monitora adeguatamente la risposta immunitaria.
Conclusione:
È possibile convivere con l’infezione per tutta la vita, ma è importante seguire con attenzione la situazione per evitare complicazioni.
Ti lascio i nostri contatti, nel caso volessi collaborare con noi o approfondire. Grazie per il tuo impegno con Sally!
Il Doc
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