Dottore, cosa ne pensa dell’Artemisia? Sto trattando un cane che ha avuto molte recidive.
Dal Gruppo FB “Dalla Leishmaniosi si può guarire”
Vi aggiorno sulla storia che ci ha raccontato.
Il paziente arriva dal Lazio ed è stato adottato nel 2022. Si trasferisce in Friuli.
Già all’adozione presenta una leggera dermatite, che dopo alcuni controlli viene diagnosticata come dermatite da parassiti e concomitante stress da adozione.
Trascorre il 2023 senza grossi sintomi, fino a quando, nell’estate del 2024, la situazione peggiora: dissenteria, ulcere ai testicoli gonfi, camminata rallentata.
Dopo diversi controlli, arriva la diagnosi di leishmaniosi canina. Le prime terapie adottate sono a base di zinco e fungo Cordyceps.
A gennaio 2025 il paziente si aggrava e presenta ulcerazioni cutanee importanti, concentrate sul muso.
Da questa testimonianza possiamo trarre diversi spunti utili per il gruppo:
Adozione da zone notoriamente endemiche.
Nord Italia: è veramente una zona indenne?
Trattamenti e conoscenza della malattia.
Integrazione: quando è utile.
Artemisia: efficacia clinica.
Adozione da zone endemiche
Quando adottiamo un cane proveniente da una zona endemica o da un ambiente aperto come box o canili, il paziente deve essere sempre testato per le malattie infettive mediterranee. La possibilità di infezione è alta, compresa tra il 5% e il 50%, e aumenta con ogni anno di esposizione.
A questo scopo vi invito a leggere questo articolo: Incidences of canine leishmaniasis in an endemic area of southern Italy Autori: Paradies, P., Capelli, G., Cafarchia, C., de Caprariis, D., Sasanelli, M., & Otranto, D. Journal of Veterinary Medicine Series B: Infectious Diseases and Veterinary Public Health, 53(6), 295–298.
Il controllo andrebbe ripetuto ogni anno per i primi quattro anni, poiché la sierologia potrebbe risultare troppo bassa per essere rilevata nei primi anni.
In caso di sintomi clinici caratteristici, come dermatite, anche con un test negativo, è necessario approfondire per escludere con certezza la malattia.
Nell’attesa dell’esito del test, o in caso di esito negativo, il supporto al sistema immunitario è fondamentale. Si consiglia l’uso di glucani e domperidone, quest’ultimo da valutare con attenzione nei cani non sterilizzati.
Nord Italia: è veramente una zona indenne?
Trasferirsi al Nord non significa necessariamente sfuggire all’infezione. Uno studio recente ha campionato il Nord-Est italiano, dimostrando la presenza dei pappataci anche in queste aree, con il rischio che un cane tenuto all’aperto possa infettarsi.
Per approfondire, vi consiglio la lettura di questo articolo: Ecological niche model of Phlebotomus perniciosus, the main vector of canine leishmaniasis in north-eastern Italy Autori: Signorini, M., Cassini, R., Drigo, M., Frangipane di Regalbono, A., Pietrobelli, M., Montarsi, F., Stensgaard, A.S. Geospatial Health, 9(1), 193–201.
Oggi, seguiamo in telemedicina molte famiglie i cui cani non hanno mai lasciato il Nord Italia.
Trattamenti e conoscenza della malattia
La leishmaniosi è considerata un’infezione emergente al Nord Italia. Questo significa che non tutti i veterinari hanno esperienza sufficiente per affrontare questa malattia complessa, a differenza di chi opera nel Sud Italia.
La nuova generazione veterinaria, pur essendo molto specializzata, tende ad affrontare malattie complesse in modo troppo schematico, trattando il parassita senza considerare l’impatto sugli organi, sulla risposta immunitaria e sul rischio di recidive.
Se non si ha esperienza con la malattia o se i trattamenti non hanno portato risultati, è consigliabile rivolgersi a specialisti esperti nella gestione della leishmaniosi, poiché non è una patologia facile da diagnosticare, trattare e portare in remissione.
Integrazione: quando è utile
Nel caso specifico, si è cercato di sostenere il sistema immunitario con zinco e funghi medicinali. Inoltre, ci viene chiesto un parere sull’Artemisia annua.
L’integrazione immunomodulante, come glucani e zinco, è sempre utile, poiché la malattia si sviluppa quando il sistema immunitario perde il suo equilibrio. Tuttavia, da sola potrebbe non essere sufficiente e dovrebbe essere inserita in un trattamento più ampio.
Artemisia: efficacia clinica
L’Artemisia, nella sua forma di estratto secco (come contenuto nell’Artennua), è tornata in auge per le sue potenziali proprietà nel supportare i pazienti con infezioni.
Si è diffusa l’idea che possa contrastare direttamente la leishmaniosi, essendo un parente stretto del farmaco antimalarico artesunato. Tuttavia, il suo effetto sulla leishmania è meno marcato. La vera forza dell’Artemisia risiede nella sua capacità di modulare la risposta immunitaria.
Potrebbe essere utile in un approccio integrato, ma da sola funziona solo in alcuni pazienti, quelli che traggono beneficio dalla sua azione specifica. Per gli altri, non avrà alcun effetto clinico significativo.
Noi la utilizziamo, ma sempre in associazione con altri trattamenti e sotto supervisione medica dei nostri medici esperti in medicina integrata. Può essere una risorsa importante, ma non è una panacea universale.
Oggi le terapie personalizzate, se ben gestite, sono in grado di liberare dall’infezione la maggior parte dei pazienti, quindi il mio consiglio e di seguire una terapia basata sullo stato reale del paziente.
Per ulteriori approfondimenti, puoi trovare il materiale sui nostri canali social:
Dott. Gianluca Barbato Medico Veterinario Specializzato in Patologia e Clinica degli Animali d’Affezione Consulente Scientifico per la Training Center L