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Rispondendo a un post del gruppo parleremo di:
- Opzioni terapeutiche
- Importanza del titolo anticorpale per Leishmania
- Proteinuria e insufficienza renale
Un cane di 10 anni è stato curato nel 2018 e la malattia è andata in remissione fino al 2025.
È stato eseguito un test che è risultato basso positivo, e successivamente anche la ricerca delle leishmanie nel midollo ha dato esito positivo.
Il paziente è asintomatico, tranne che per la proteinuria.
Adesso la famiglia ci chiede se curarlo o meno.
La medicina convenzionale e le linee guida hanno un vero e proprio vuoto in questo senso, cioè lasciano la scelta al veterinario. Quindi ci saranno professionisti che decideranno per la cura e altri no.
Questo dipenderà da una scelta arbitrata e ragionata secondo l’esperienza clinica.
Quindi, per la medicina convenzionale, non c’è una risposta univoca.
Se passiamo invece a ciò che da tempo abbiamo strutturato per i nostri pazienti, la scelta segue algoritmi chiari, basati su una conoscenza specifica dell’evoluzione della malattia, ragionata su migliaia di pazienti in terapia e monitorati nel tempo. Nonostante questo, sappiamo che ci sono ancora molte cose da scoprire.
Decidiamoci su questo caso e valutiamo i dati che abbiamo, ragionando di conseguenza:
- Terapia pregressa del 2018.
- Titolo anticorpale rimasto stabile e basso positivo.
- Proteinuria in assenza di alterazioni del valore della creatinina.
- Tipi di terapie possibili ed esiti attesi.
Terapia del 2018
Dopo la prima terapia, possiamo solo supporre cosa sia successo, poiché mancano informazioni dettagliate. Ipotizziamo quindi i vari scenari, tenendo presente che il titolo anticorpale è ininfluente sul vero andamento della malattia. Infatti, con il tempo tende ad abbassarsi, anche in caso di grave recidiva. Si alza invece in caso di reinfezione, ma non segue andamenti certi. Per questo motivo, non lo consideriamo un indicatore utile per interpretare possibili recidive.
Scenari possibili:
a) Il paziente ha ridotto la carica parassitaria fino al livello in cui la malattia diventa asintomatica o poco sintomatica. Questa situazione può protrarsi per mesi o anni, a seconda della capacità immunitaria del paziente.
b) Il paziente è guarito, ma nel corso degli anni è stato nuovamente punto dagli insetti vettori e l’infezione si sta diffondendo nei vari organi.
In entrambi i casi, la gestione del paziente non cambia, tranne per il fatto che la prevenzione va rivista con attenzione. Anche ottenendo la guarigione nel 2025, la malattia non lascia immunità, quindi potrebbe ripresentarsi nel 2025 stesso o negli anni successivi.
Proteinuria senza alterazione della creatinina
Dobbiamo distinguere chiaramente la perdita di proteine nelle urine (proteinuria) dalla funzione renale di eliminazione delle scorie.
La proteinuria è legata a infiammazioni croniche di basso grado, comuni nei pazienti con leishmaniosi. Questo fenomeno è dovuto all’azione delle interleuchine infiammatorie, che destabilizzano le membrane di filtrazione del rene, rendendole parzialmente permeabili alle proteine del sangue, che finiscono nelle urine.
La capacità di eliminazione delle scorie da parte del rene, invece, dipende dalla velocità con cui il sangue viene filtrato. Questo valore si valuta con la creatinina: più alta è la creatinina, più bassa è la capacità del rene di filtrare il sangue.
Secondo le nuove norme, la creatinina deve essere sempre inferiore a 1 mg/dl. Anche valori leggermente superiori sono segnali importanti da non sottovalutare.
Dopo questa prima valutazione, si procede con l’analisi delle urine e la valutazione dell’escrezione di urea e altri composti per distinguere tra un danno renale reale e una semplice disidratazione.
In questo caso, sarebbe opportuno monitorare la pressione sanguigna, che fornisce un indice di invecchiamento della struttura renale e permette di intervenire con modifiche della dieta, antiossidanti per rallentare o invertire l’invecchiamento renale e, se necessario, immunoregolatori per trattare l’infiammazione.
Terapie possibili
Per la medicina convenzionale, le opzioni sono limitate. L’obiettivo è mantenere il paziente asintomatico, quindi, in linea teorica, non andrebbe trattato se già lo è.
Noi, invece, ragioniamo in questo modo:
- Se il paziente non può essere isolato dal contagio (vive all’aperto, in canile, rifugio, semilibertà), tendiamo a mantenerlo asintomatico con immunoregolatori e lo trattiamo con il Glucantime solo in caso di sintomi da far regredire.
- Se invece il cane vive in ambiente domestico, quindi il contagio può essere limitato, allora tendiamo a negativizzarlo parassitologicamente. Questo garantisce una riduzione del rischio di recidiva nel lungo termine.
La terapia viene scelta in base alla quantità di leishmanie trovate nel midollo e alla risposta attesa del sistema immunitario. Per questo motivo, vengono richiesti esami specifici. Attualmente, stiamo conducendo studi per approfondire la comprensione della malattia.
Spero di aver fornito spunti sufficienti. Se vuoi valutare una possibile strada alternativa, non esitare a contattarci.